Da Sergio Gambini

Cari tutti,

sono tra coloro che alla recente riunione della direzione del PD di Cattolica hanno votato a favore dell’ordine del giorno che invitava l’amministrazione comunale a rinviare due decisioni particolarmente importanti per il futuro della comunità cattolichina.

Si tratta della privatizzazione delle farmacie comunali e dell’unificazione dei servizi di vigilanza urbana con altri comuni dell’ambito territoriale.

Visto che mancano pochi mesi alle prossime elezioni comunali, ho condiviso l’idea che, trattandosi di questioni particolarmente importanti, sulle quali esiste un forte contrasto nella città e tra le forze rappresentate in consiglio e vi sono anche nel PD punti di vista radicalmente diversi, fosse più utile per Cattolica lasciare alla amministrazione che verrà eletta nella primavera del 2016 e perciò al giudizio degli elettori, queste importanti scelte.
Insomma consegnare alla volontà dei cittadini il compito di scrivere su una pagina bianca e non compromessa da decisioni affrettate e controverse, una decisione che avrà conseguenze di lungo periodo per tutti. Sinceramente mi sembrava una indicazione più che ragionevole.
Sul merito di entrambe le questioni ho il mio punto di vista, che brevemente esporrò, ma la cosa che mi preoccupa anzitutto è che possa aprirsi una crisi profonda tra partito ed amministrazione che finirebbe per paralizzare l’azione amministrativa dei prossimi mesi così necessaria invece alla nostra città e porterebbe a dividere il partito alla vigilia di una campagna elettorale difficile e molto problematica.
L’amministrazione ha infatti deciso sulle farmacie di ignorare l’invito del partito e nessuno sa a questo punto cosa accadrà alla prossima riunione del Consiglio Comunale convocata su questo argomento.

Il mio primo appello perciò è quello di lavorare in queste ore perchè si trovi una soluzione, un punto di incontro tra posizioni diverse, una mediazione per disinnescare questa bomba. Non servono prove muscolari, ne da una parte ne dall’altra ed una compagine politica che vuole rinnovare la propria candidatura a governare Cattolica deve dimostrare di sapere comporre questi contrasti facendo ricorso al buonsenso.
Nel merito. Voglio essere chiaro, penso che non ci sia più alcuna ragione perché il comune di Cattolica congeli nel servizio di farmacia, che può essere tranquillamente svolto in modo efficace e competitivo, a vantaggio dei cittadini, da imprenditori privati, una ricchezza pubblica così consistente come è il valore delle due farmacie comunali. Quando quel servizio è nato ha avuto un grande significato per la comunità ora non lo ha più e quelle risorse dovrebbero essere invece reinvestite in infrastrutture al servizio della crescita e dello sviluppo di Cattolica.
La scelta che propone l’amministrazione mi sembra tuttavia debole e insoddisfacente. Per due ragioni.
La prima è che non mi convince la strategia scelta per valorizzare il nostro “capitale”. Sarei molto curioso di studiare il parere tecnico che indica come soluzione migliore di valorizzazione quella di vendere una sola farmacia ( un parere tecnico che si era promesso di presentare e discutere con il partito e la cittadinanza, cosa che purtroppo non è avvenuta).
La mia esperienza e gli esempi di privatizzazione e valorizzazione di successo che possiamo verificare anche in comuni vicini, mi dicono il contrario. In alcuni casi si è ceduta la gestione, mantenendo la titolarità, in altri si è venduta interamente la proprietà, ma non conoscevo esempi come quello che viene proposto, un incerto spezzatino che quantomeno è destinato a peggiorare, per la mancanza di economie di scala, i risultati della gestione di ciò che rimane di proprietà pubblica e temo a deprezzare quanto si è deciso invece di vendere.
Il secondo dubbio riguarda la destinazione dei proventi della vendita. Per me non si può dismettere un patrimonio accumulato da generazioni di cattolichini con la motivazione che bisogna fare le manutenzioni delle strade. Il patrimonio va trasformato in nuovo patrimonio, in settori più moderni ed utili alla collettività, mettendolo al servizio di un progetto di crescita e di sviluppo per Cattolica.
Alla asfaltatura bisogna provvedere in altro modo. Non si vendono i gioielli di famiglia per campare la giornata, non credo, tra l’altro, che ciò sia neppure consentito dalle norme vigenti di bilancio.
Ho anche un forte interrogativo sulla possibilità che esistano ancora i tempi tecnici (bisogna fare il bando pubblico, aggiudicare la gara, ecc. ecc.) per usare immediatamente le risorse rivenienti dalla vendita, come invece si sostiene.
Una soluzione alternativa forse c’è e, se ripenso a quanto sostenuto nell’assemblea pubblica sulle farmacie di qualche tempo fa da parte di esponenti dell’opposizione, potrebbe essere anche condivisa da qualcun altro, oltre a noi, in Consiglio Comunale. Una soluzione che consenta all’amministrazione di compiere gli investimenti che reputa necessari e dia un senso al lavoro che è stato fatto fino ad oggi sul versante della valorizzazione.
Mi riferisco alla possibilità della cessione della gestione di entrambe le farmacie, per un periodo non troppo lungo, con opzione sulla eventuale vendita successiva. I proventi dell’affitto, in questo caso, potrebbero essere usati, in modo appropriato e senza affanno, per le rate di mutui da accendere, destinati alle opere di manutenzione indicate in bilancio. Inoltre così si lascerebbe, più correttamente, alla amministrazione che verrà il compito della scelta definitiva.
Non è questa la soluzione di mediazione? Per favore però se ne cerchi rapidamente un’altra, perché tutto può permettersi Cattolica fuorchè le polemiche infinite che producono solo paralisi di cui verrebbero inevitabilmente imputati il PD e i suoi amministratori.

Sui vigili la penso così. Sono personalmente favorevole alla unificazione di alcuni servizi tra i comuni dell’ambito (Riccione, Coriano, Misano, Cattolica e San Giovanni), per razionalizzare, migliorare la qualità della funzione pubblica, risparmiare risorse.
Non mi risulta che vi sia, d’altra parte, a questo proposito, contrarietà nel partito di Cattolica. E’ una battaglia che il PD nazionale conduce da anni. Vi possono essere, come legittimo, perplessità sulla modalità di attuazione di questa scelta, ma sulla prospettiva c’è un accordo di fondo.
Il punto è un altro. Siamo di fronte all’impellenza di una profonda riorganizzazione del sistema degli enti locali nel nostro paese ed anche da noi si comincerà, è inevitabile, a procedere a marce forzate già nei prossimi mesi, dopo la legge di stabilità che disporrà norme cogenti.
Per stare dentro questo percorso da protagonisti bisogna sapere con chiarezza dove vogliamo andare e tenere la barra dritta senza farsi prendere da rivalità del momento o reazioni indispettite. E’ una cosa molto, molto seria e ne va del futuro della nostra comunità per parecchi decenni.
Abbiamo deciso da tempo e mi pare che su questo fossimo tutti d’accordo, che il futuro di Cattolica è quello di fondersi con San Giovanni. Sarà un processo certamente non semplice, ma sappiamo che, di fronte alla scelta inevitabile di operare fusioni tra i comuni più piccoli, essa rappresenta la prospettiva più conveniente per la nostra comunità e per quella di San Giovanni.
Costituire un comune di medie dimensioni come sbocco a mare della Valconca conferirebbe a questa nuova realtà istituzionale un rango ed una collocazione territoriale di prestigio e decisiva nello scacchiere del sud della Romagna.
Insomma dobbiamo fare di tutto per stare nell’unione dei servizi, ma dobbiamo starci assieme a San Giovanni, tirarcelo dietro perchè quello della fusione sarà il passo decisivo, molto più importante dell’unione dei servizi.
Se lasciamo che a San Giovanni prevalgano i nemici dell’unione dei servizi e le tentazioni che lo risucchiano illogicamente verso la Valconca, perderemmo ogni prospettiva per il futuro. Senza il nostro unico ed indispensabile interlocutore finiremmo per fare la cenerentola di un maxicomune che avrebbe in Riccione il naturale dominus.
Sinceramente non mi interessa nulla del colore politico dei vari sindaci attuali, ne di quelli futuri. Non temo la Tosi e per me sarebbe la stessa cosa se al suo posto a Riccione ci fosse Ubaldi. Sarò campanilista, ma in questo caso vanno messi avanti a tutto gli interessi della collettività alla quale si appartiene. Quegli interessi dicono che il nostro futuro è assieme a San Giovanni e non è da nessun’altra parte.
Bisogna fare perciò ogni sforzo per portare San Giovanni dentro l’unione dei servizi, negoziare fino all’ultimo appoggiando le loro rivendicazioni, cercare sponde in regione e negli altri comuni, se è necessario anche rinviando le scelte, perchè la politica muscolare in questo caso non ci porta da nessuna parte, ci consegna solo ad un ruolo subalterno nei confronti di Riccione. Io sinceramente ai cittadini di Cattolica, a frittata fatta, non saprei come spiegarlo.

Infine la parola chiave dei prossimi mesi: Elettorato.
Dovrebbe essere legittimo per un partito tenerne conto, o no?
Guardiamolo in faccia e cerchiamo di capire che cosa ci ha detto. A cominciare dal messaggio inviato con chiarezza meno di un anno fa alle regionali.
Mi fanno tristemente sorridere alcuni nostri esponenti che in queste settimane si dannano l’anima per proporsi a destra ed a manca come futuri sindaci di Cattolica. Si agitano con sicurezza ed arroganza, come se stessero parlando di qualcosa che appartiene naturalmente e per sempre al centro sinistra. Sarebbe bene che leggessero con attenzione i dati elettorali, perchè purtroppo dicono un’altra cosa.
Se ci basassimo sui risultati delle regionali, dovremmo dirci che gli elettori il Comune ce lo hanno già tolto e che dovremo lavorare duro nei prossimi mesi per riconquistare un consenso sufficiente per tornare a governare.
Con il 43,18% ottenuto alle regionali si va al ballottaggio e, ovunque si è votato dove il PD governa, negli ultimi anni, i voti del M5S e della destra al secondo turno si sommano e spesso sono sufficienti per sconfiggere il centro sinistra, come è avvenuto a Livorno o a Perugia.
A Cattolica il M5S miete successi decisamente più grandi che altrove. Alle ultime regionali ha superato il 20%, sei punti percentuali in più della media regionale. Il capoluogo di provincia dove è andato meglio è stato Rimini, ma è arrivato solo al 17%. Il suo boom qui è stato alle politiche del 2013. 3218 voti, sono tanti. Chi ha votato il M5S nel 2013 può votarlo ancora nel 2016 e se si ripetesse quello zoccolo di consenso il ballottaggio per i sostenitori di Grillo potrebbe essere una passeggiata.
C’è qualcosa di più, in termini assoluti nelle consultazioni degli ultimi anni, a Cattolica, il PD va molto meglio nelle elezioni di valore nazionale che in quelle di carattere locale. Solo1688 voti alle regionali 2014. 4104 voti alle europee del 2014. 3297 voti alle politiche del 2013. Di nuovo solo 2181 voti alle comunali del 2011.
Insomma quando si da un voto locale ci mancano dai mille e cinquecento ai duemila cinquecento elettori, un’enormità.
Dispiace dirlo, ma dobbiamo sapere che qui non c’entrano ne Renzi ne Bersani. E’ un giudizio su noi, sul nostro sistema di potere locale, sulle nostre liti, sulla nostra autoreferenzialità, è una domanda potente di cambiamento che dovremmo sapere ascoltare. Avviso ai naviganti: la parola elettori a Cattolica si coniuga con discontinuità. Qualcuno prima di candidarsi ci pensi su.
Di solito per saperne qualcosa di più una volta si facevano i sondaggi.
Adesso si fanno, ma si tengono chiusi nel cassetto e così rischiano di non servire a niente.
Qui sfioriamo il ridicolo. Tutti sanno che il PD a livello regionale o provinciale ha fatto un sondaggio sugli orientamenti elettorali a Cattolica. Il nostro segretario di federazione lo nega ma è vero. Il paese è piccolo ed ho raccolto personalmente la testimonianza di qualcuno che ha ricevuto la telefonata dell’intervistatore. Sulla base delle testimonianze locali posso dire con certezza qualcosa di più: di sondaggi ne sono stati fatti addirittura due, a poche settimane di distanza l’uno dall’altro.
Se queste sono le certezze che dovrebbe essere insensato smentire, dopo entriamo invece, almeno per quello che mi riguarda, nelle nebbie del “si dice”.
Si dice che il sondaggio sia andato molto male e che perciò sia stato ripetuto. Si dice che il risultato sia particolarmente negativo per l’amministrazione, mentre il partito in qualche modo si è salvato. Si dice, si dice, si dice.
Ragionevolmente credo di potere affermare che se ci fosse un sondaggio positivo lo avremmo certamente pubblicato, forse in quei “si dice” c’è del vero. A me, comunque, per essere preoccupato, molto preoccupato bastano i risultati elettorali più recenti.
Leggendo quei dati c’è un altro insegnamento che dovremmo valutare con attenzione. Alle ultime comunali il nostro candidato sindaco, al primo turno, ha preso cinque punti percentuali in meno della somma dei partiti della coalizione. Il 48%, contro il 53%. Vuol dire che senza valorizzare le alleanze non si vince.
Piero Cecchini ha molti meriti, credo che verrà ricordato come il sindaco che ha pensato al futuro ed ha risanato il bilancio del nostro comune. Un opinione pubblica più informata e consapevole avrebbe potuto apprezzare questo sforzo straordinario che non restituisce visibilità immediata, ma che fa la differenza tra la buona e la cattiva amministrazione.
In ogni caso lascia una buona eredità a chi gli succederà, tuttavia durante il suo mandato il consenso per il centro sinistra si è ridotto (non è facile fare capire la necessità del rigore finanziario) ed il PD è risultato più solo, meno capace di produrre alleanza.

Torniamo al Consiglio Comunale di Lunedì. Siamo certi allora che possiamo infischiarcene di cosa pensano gli esponenti eletti con l’Arcobaleno o quelli di Officina Civica? Con chi ci alleiamo in primavera? Siamo davvero intenzionati a bastare a noi stessi? Le risposte a queste domande per me sono scontate, anche per questa ragione chiedo di trovare una soluzione unitaria che ci consenta di dialogare in Consiglio con chi potrebbe essere in futuro un nostro alleato. Tagliarci i ponti alle spalle sinceramente non mi sembra per nulla saggio.
Personalmente ritengo che nelle prossime settimane dovremmo rimescolare profondamente le carte. Ho detto che elettorato a Cattolica si coniuga con Discontinuità e con Nuova Alleanza, ci metto anche Patto Civico perchè la logica dei partiti tradizionali non basta a dare risposta alla domanda di cambiamento che sale dai cittadini. Patto Civico perchè la comunità locale è alla ricerca di una nuova identità e le cose da fare hanno bisogno di un consenso largo, non ideologico, trasversale a diverse culture e strati sociali. Il PD può essere parte di questo patto, senza arroganza e complessi da primo della classe, ma anche con la consapevolezza che per Cattolica futura il PD è una risorsa indispensabile per evitare salti nel buio.
Non può permettersi il suicidio sulle farmacie comunali.

Sergio Gambini

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