Considerazioni del circolo PD di Cattolica sul risultato elettorale delle ultime consultazioni nazionali
Mercoledì 13 marzo 2013 maggio si è riunito il direttivo del Circolo PD di Cattolica in una seduta aperta anche all’intervento di iscritti e simpatizzanti, che aveva come ordine del giorno l’analisi del risultato elettorale e la conseguente situazione politica locale e nazionale.
Per quanto riguarda il livello nazionale gli interventi concordano nella considerazione che, sebbene la nostra coalizione abbia ottenuto la maggioranza alla Camera e, seppure di misura, al Senato, rispetto alle aspettative della vigilia non si può certo parlare di vittoria: il PD alla Camera passa da 12.095.306 a 8.642.700, al Senato da 11.042.452 a 8.399.991.
Questo risultato ci deve portare ad avviare una fase di profonda riflessione, che non può che partire da un profondo rinnovamento della classe politica, da tempo da molti auspicato, accanto a un ripensamento della linea politica da questa fino ad ora generata.
Ci sono ovviamente una serie di considerazioni emerse dal dibattito da cui occorre partire:
- il crollo di 8 punti del PD, nonostante il PDL in difficoltà, dovuto anche ad una perdita di una quota del nostro elettorato di base;
- l’incapacità cronica di attirare quella parte di elettorato mobile che permette di vincere le elezioni. Un elettorato a cui non sappiamo o non vogliamo parlare, e senza il quale non saremo mai forza politica credibile di governo;
- la completa incapacità di attrarre il voto giovanile. Sotto i trentacinque anni. Un fenomeno che si conferma confrontando tra loro i dati di Camera e Senato, e che ribadisce ciò che era emerso anche dall’analisi dell’età dei votanti delle ultime primarie;
- una campagna elettorale smorta, grigia e senza proposte chiare ed incisive. Incapace nel rispondere alla vulgata grillina, annaspando sulle responsabilità del caso Montepaschi e focalizzando ancora troppo e per l’ennesima volta l’attenzione sulle uscite una volta di Berlusconi e una volta di Grillo.
A queste occorre aggiungere la considerazione più generale, forse la più banale: in questi anni abbiamo “tradito”, seppure in buona fede, la speranza di cambiamento che la novità del Partito Democratico portava con se. Togliendo a una parte dei nostri (ex) elettori la speranza in un progetto nuovo. In un partito aperto, capace di interpretare i rapidi cambiamenti che avvengono nella società.
Occorre prendere atto che le primarie per il candidato premier, così come sono state organizzate, sono state interpretate da una parte del nostro elettorato, dai giovani e da una parte di elettorato mobile deluso dal PDL, come una prova di forza e di resistenza al cambiamento. Al di là del fatto che Bersani, uscito vincitore dalla primarie, sia o meno l’uomo giusto al posto giusto, non siamo stati in grado di interpretare con sufficiente sensibilità le istanze che provenivano dai cittadini e da una larga parte dei nostri elettori. Che come prima condizione hanno posto la moralizzazione della politica e di tutto quello che comporta.
Su questi temi non siamo stati ritenuti credibili, non tanto per la figura del nostro candidato, Bersani è comunque ritenuto persona onesta e capace, quanto per la classe dirigente espressa dal PD a livello nazionale e locale.
Una classe dirigente che ormai da molti anni non ha subito il dovuto ricambio, sia in termini di facce che, soprattutto, in termini di metodo di selezione. Un classe dirigente che troppo spesso non ha un comportamento coerente con le idee ed i principi dichiarati dal Partito Democratico. Come la triste vicenda del Monte Paschi sta ad evidenziare.
Bene ha fatto Bersani a porre gli otto punti per un governo di cambiamento ed a rifiutare ogni accordo con il PDL, ma se vogliamo recuperare quella parte di consensi necessari ad attuare questi ed altri argomenti che dovranno caratterizzare la nostra azione futura, dobbiamo partire dal realizzare con convinzione alcune priorità:
- attuare a livello locale e nazionale un reale ricambio della classe dirigente del partito. Favorendo l’inserimento di figure nuove, capaci di interpretare il profondo cambiamento sociale e politico in atto. Scelte adottando un processo di selezione trasparente e basato sul merito;
- ridurre sensibilmente il numero dei parlamentari, con una revisione della seconda parte della Costituzione che, nel quadro di una complessiva riforma di ammodernamento dell’assetto politico-istituzionale del Paese, vada verso un sostanziale monocameralismo;
- forme trasparenti di informazione (e quindi possibile valutazione) dell’operato degli eletti;
- eliminare gli Enti inutili, valutare l’efficienza di quelli esistenti, attraverso l’applicazione di indicatori, e rendere pubblici i risultati delle valutazioni;
- rinunciare senza indugi ed in maniera netta al finanziamento pubblico ai partiti;
- ridurre da subito ed in maniera significativa lo stipendio dei parlamentari e dei manager di aziende pubbliche e/o partecipate che fanno riferimento al PD – magari devolvendo la parte in eccedenza a progetti di sostegno sociale condotti sul territorio dalle federazioni provinciali di riferimento;
- prendere nettamente le distanze da tutte quelli situazioni e personaggi, locali o nazionali, le cui vicende od il cui comportamento contrastano con i principi etici, affermati anche dal nostro codice di condotta, e che troppo spesso vengono ignorati o sottovalutati;
- adottare il principio delle primarie aperte per tutte le consultazioni elettorali, a partire dall’elezione dei segretari di circolo. Anche nella riconferma dei nostri rappresentanti al termine del primo mandato, siano essi amministratori locali, siano parlamentari;
- prediligere in ogni forma il contatto diretto con la cittadinanza, sia a livello locale che nazionale, per favorire il dibattito aperto più ampio possibile e la reale conoscenza dei bisogni e delle aspettative del Paese.
In sintesi occorre lavorare a tutti i livelli, locale e nazionale, per togliere al Partito Democratico l’immagine di una forza politica litigiosa, autoreferenziale, impegnata più nelle proprie beghe interne che non nel discutere sui temi, che ha perso nel tempo pezzi, energie e un sano metodo di funzionamento interno. Attuando un rinnovamento nei metodi, nelle facce, nella linea politica, una nuova forma di organizzazione e di relazione con l’esterno, una vitalità maggiore e un’apertura sulla base di un partito percepito come sano, privo di meccanismi interni deleteri e davvero democratico.
Auspichiamo che anche da altri circoli si levino simili appelli nei confronti della Direzione Nazionale e che questa sia in grado di comprendere le istanze che con forza provengono dalla nostra base e che sappiano ridare ai nostri iscritti ed elettori l’orgoglio di sentirsi parte di un progetto in grado di ridare speranza al nostro paese.